Come riconoscere la leishmaniosi nel cane

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1/7 – Introduzione

La Leishmaniosi è una malattia gravissima, potenzialmente letale, che colpisce principalmente i cani, i roditori ma talvolta anche l’essere umano. Per quest’ultimo esistono cure risolutive, purtroppo, però, per il cane non è così. Oggi comunque esistono dei metodi di prevenzione che riducono la possibilità di diffusione e contagio. Recentemente, segnaliamo, è uscito sul mercato anche un vaccino, opzione interessante che sfortunatamente non ha però un’efficacia totale. Ma da cosa è provocata questa terribile malattia? Esistono diversi protozoi del genere Leishmania, quello che riguarda la salute del cane e quella dell’uomo è la Leishmania infantum. Tale microrganismo prolifera nell’intestino di particolari insetti ematofagi, ossia che si nutrono di sangue. In particolare il Phlebotomus Papatas, comunemente detto pappatacio, che diventa quindi portatore di questa malattia parassitaria. Molti di noi loro malgrado lo conoscono già: si tratta di una minuscola zanzara molto attiva nella stagione calda. La Leishmaniosi è frequentissima nelle zone caldo-umide, soprattutto nei periodi che vanno dalla primavera all’autunno proprio per la maggiore attività del pappatacio. Da notare però che la puntura di questo parassita non implica necessariamente l’ammalarsi del soggetto. Sull’esordio e l’evoluzione della patologia molto influisce lo stato del sistema immunitario del cane, nonché la frequenza dell’esposizione al contatto con il parassita. Non c’è relazione tra razza, sesso o età dell’animale. Ad aggravare il problema c’è il fatto che spesso la malattia è difficile da individuare. Il consiglio quindi, per i proprietari di un cane, è di stare sempre all’erta. Importante inoltre è un controllo periodico dal veterinario, in grado di identificare la malattia e nel caso intervenire tempestivamente, prima che provochi danni acuti alla salute dell’animale. Vediamo adesso come riconoscere la Leishmaniosi nel cane.

2/7 Occorrente

  • Collarino alla dermetrina
  • Vaccino per la Leishmaniosi

3/7 – I sintomi

I sintomi, purtroppo, non sempre appaiono immediatamente e possono manifestarsi singolarmente o tutti insieme. Il primo segno si verifica nella zona d’inoculo del protozoo, dove si avrà la formazione di una o più papule. Purtroppo solo chi è molto esperto a questo stadio potrà intuire l’accaduto. Non di rado la Leishmaniosi può essere infatti scambiata per semplice stanchezza o invecchiamento, anche in virtù del suo lungo decorso, facilmente protratto per anni. Le principali e più clamorose manifestazioni successive della patologia sono: perdita di peso concomitante ad un appetito capriccioso, cioè incostante e che può arrivare all’anoressia, accompagnato da svogliatezza, astenia, e in alcuni casi anche sonnolenza fino alla letargia. A livello cutaneo si evidenziano dermatiti, con alopecia o diradamento del pelo, in particolare intorno agli occhi, al naso, alle orecchie e nelle regioni articolari. In queste si possono verificare eczemi e distacco dell’epidermide, dando origine nel tempo a vere e proprie ulcerazioni. Più rare ma possibili sono anche la deformazione e l’eccessiva crescita delle unghie, ossia l’onicogrifosi. Ancora, si può notare edema dei polpastrelli, artrite e zoppia, piccole epistassi (emorragie nasali), uveite (infiammazione dell’occhio), blefarite (infiammazione delle palpebre). A livello degli organi interni sono coinvolti i linfonodi, i reni e la milza. L’interessamento renale da origine a insufficienza d’organo, che si manifesta precocemente con sete eccessiva e poliuria, ossia urine troppo abbondanti. La perdita di funzionalità renale, a sua volta, richiederà cure specifiche e protratte vita natural durante. Se queste mancassero, il cane potrebbe anche morirne.

4/7 – Gli esami

Se si nota l’apparire di uno o più dei sopraindicati sintomi, bisogna assolutamente ricorrere al veterinario. Egli dovrà stabilire se si tratta realmente di Leishmaniosi attraverso esami del sangue, delle urine, delle feci e del midollo – tramite l’agoaspirazione -. Altri test utili per evidenziare la malattia consistono nel prelievo di campioni di tessuto ulcerato, al fine di riscontrare la presenza dei protozoi, e il test Elisa. Quest’ultimo permette, attraverso reazioni colorimetriche, di verificare la presenza di anticorpi verso gli antigeni del parassita sviluppati dall’organismo. Esiste anche l’esame PCR, ancora più affidabile ma costoso, che, per semplificare, evidenzia la presenza di sequenze di DNA caratterizzanti il parassita. All’esame obiettivo il veterinario può riscontrare inoltre l’ingrossamento dei linfonodi. Verificata la patologia, rimane da dire che purtroppo una cura in grado di garantire la guarigione definitiva non esiste; si potranno quindi solo limitare e diluire nel tempo gli effetti mortali del protozoo. A tal fine si ricorre a un cocktail di Antimoniali e ai Chinoloni. I primi sono derivati dall’antimonio, un semimetallo già noto nell’antichità per le sue proprietà antiparassitarie, in grado di provocare però anche stanchezza e vomito. I secondi invece sono antibiotici sintetici purtroppo anch’essi non privi di effetti collaterali. Nel 2012 è stato sperimentato il vaccino, che ha necessità di una serie di ripetizioni nel tempo, distanziate di tre settimane l’una dall’altra. Le ripetizioni sono tre. Inoltre, esso dovrà essere ripetuto successivamente a cadenza annuale. Il costo del vaccino è alto, di circa settanta Euro, e non può essere somministrato a cuccioli e animali debilitati.

5/7 – I fattori di rischio

Al fine di riconoscere la leishmaniosi nel cane, è utile sapere anche quando è più facile che la malattia si verifichi. La prima cosa da dire è che i soggetti più colpiti e che quindi occorre monitorare con più cura sono quelli che dormono fuori casa, in particolare nella bella stagione. Il rischio di essere punti da pappataci – vale anche per l’uomo – aumenta parecchio se nei pressi si trovano corsi d’acqua o pozze stagnanti. Altro fattore è l’abitudine, ad esempio nel corso delle passeggiate insieme al padrone nelle ore serali, di frequentare luoghi umidi. Se questi fattori non possono essere evitati, usate prodotti repellenti, formulati appositamente per scoraggiare l’assalto dei flebotomi. Esiste anche un collare apposito, presente sul mercato, che è forse il sistema più economico e funzionale: si tratta di un collare alla Deltametrina, una sostanza che non viene assorbita dalla pelle ma che va ad accumularsi nel tessuto adiposo sottocutaneo, creando quindi una barriera repellente per i fastidiosi insetti. Si usa sia come prevenzione per gli animali sani, ma anche come metodo per circoscrivere il contagio in zone ad alto rischio, ad esempio popolate da randagi. Attenzione però che questa sostanza è assolutamente tossica per i gatti! Infine, occorre valutare se il proprio cane è in buona salute oppure no, magari a causa di altre malattie. Statisticamente nel secondo caso corre più rischi. Ultimo ma non meno importante fattore che interessa chi vuole capire come riconoscere la Leishmaniosi nel cane è l’eventuale promiscuità dell’animale. Se convive con altri cani o abita in una zona dove la popolazione canina è numerosa, il rischio di contrarre la malattia aumenta. In particolare questo vale se si trova a contatto con soggetti provenienti da zone dove la L. È molto diffusa, che corrispondono alla fascia tropicale e umida del pianeta. Il contagio non avviene mai da esemplare a esemplare, bensì in modo indiretto tramite le punture dei flebotomi.

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7/7 Consigli

  • Monitorare spesso il proprio cane, e farlo dormire al chiuso.
  • Prestare particolare attenzione se vive in prossimità di altri esemplari canini a rischio

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