I 10 animali più pericolosi in Italia

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1/4 – Introduzione

In Italia abbiamo tantissime specie animali interessanti. Tra di esse, tuttavia, ve ne sono alcune pericolose, per i motivi più disparati. In questa guida, ve ne elencheremo 10: scoprirete che, diversamente a quanto potreste essere portati a pensare, si tratta di animali di dimensioni piccole o piccolissime, al massimo medie, che possono passare inosservati e, proprio per questo, finiscono per rivelarsi pericolosi.

2/4 – Vipere

La prima categoria di animali pericolosi in Italia è occupata senza dubbio dalle vipere. Ne esistono tre specie, infatti, dannose per l’uomo: la Vipera Comune (Vipera aspis), Vipera dell’Orsini (Vipera ursini) e il Marasso (Vipera berus). Tutt’e tre queste specie sono velenose per l’uomo.

La vipera comune è un rettile non molto grande, la cui lunghezza media è di circa 65 cm. Presenta una colorazione che va dal grigiastro al marrone, che permette quindi all’animale di mimetizzarsi facilmente nella vegetazione. Presenta una testa grossa, triangolare, e una coda corta e sottile. È un animale a sangue caldo, per cui fortunatamente ci si può imbattere in essa soltanto nelle ore di luce, in particolare quelle calde; d’inverno, invece, opta per il letargo. Si trova prevalentemente in montagna e collina, ma non è impossibile incontrarla anche in pianura. Come anticipato prima, la vipera comune è un serpente velenoso per l’uomo, ma difficilmente letale, in quanto il suo morso rilascia una esigua quantità di veleno. Diverso è se la sua vittima è un bambino. Può capitare, tuttavia, che la vipera morda un essere umano senza rilasciare veleno: per questo rettile, il veleno è fondamentale per cacciare, ma l’uomo non rientra tra le sue prede, quindi può accadere che il suo morso sia innocuo. In ogni caso, se siete stati morsi da una vipera comune, è bene recarsi al pronto soccorso in men che non si dica.

La vipera dell’Orsini deve il suo nome al naturalista Antonio Orsini, che fu il primo a scoprirla. È più piccola della precedente, difatti la lunghezza media si aggira intorno ai 50 cm; la sua colorazione è simile alla precedente, ma è più tozza e dall’aspetto ruvido. La differenza è la presenza, sul dorso, di una linea a zig-zag più scura rispetto al resto e delimitata con un bordo nero. È un serpente pauroso, la cui prima reazione al pericolo è la fuga; al massimo, rimane immobile o si allontana strisciando lentamente, per passare inosservato. Il veleno che emette con il suo morso è di modesta quantità e difficilmente è mortale per l’uomo, tranne se le sue vittime non sono soggetti allergici. In genere, la si trova nelle zone montane, in spazi aperti in cui si trovano anche arbusti o pietre, dove è possibile nascondersi.

Il marasso ha una lunghezza simile a quella della vipera comune, ma presenta un corpo più largo. Inoltre, le femmine appaiono di colore marrone chiaro con alcuni motivi più scuri, mentre i maschi tendono al grigio. In generale, tuttavia, questo animale è riconoscibile grazie alla presenza di particolari macchie scure a forma di V presenti sul capo. Inoltre, il muso presenta un piccola sporgenza. Solitamente, il marasso non è un serpente aggressivo, anzi, tende a nascondersi se percepisce un pericolo. Anche in questo caso, il suo morso rilascia poco veleno, per cui raramente risulta mortale. Potete forse prevenire un suo morso in quanto, prima di attaccare, il marasso assume un forma ad S.

3/4 – Ragni

Alle vipere seguono i ragni. Qui ne mettiamo in evidenza tre specie.

La prima è la Malmignatta (Latrodectus tredecimguttatus), detta anche vedova nera. Il segno distintivo di questi ragni è una colorazione nera, interrotta da 13 macchie rosse sul dorso. Le femmine, più grandi, possono raggiungere i 15 mm. La si può incontrare nelle zone secche, pietrose, e nelle praterie. Le femmine sono velenose per l’uomo, tuttavia la quantità di veleno rilasciata è troppo bassa per avere ripercussioni gravi. Il morso può causare sintomi come dolore, tachicardia, ansia, tremori, crampi addominali, ma nel giro di due giorni si estinguono senza alcun intervento. Solo raramente il suo morso può essere mortale.

La seconda specie è il Ragno violino (Loxosceles rufescens), che deve il suo nome alla presenza di una macchia scura a forma di violino sul dorso. Ha una colorazione marroncina, con zampe sottili e un po’ pelose; raggiunge una lunghezza di circa 8 mm. Ha la tendenza a rifugiarsi negli anfratti, ma anche nelle abitazioni. In genere non è aggressivo, ma può mordere se ha necessità di difendersi. Il suo morso non sempre è doloroso e non sempre rilascia veleno, tuttavia può creare seri danni a soggetti allergici, ad esempio ulcere da trattare chirurgicamente.

La terza specie è la Tegenaria dei campi (Tegenaria agrestis). È di colore marrone, più scuro sul dorso, con zampe lunghe e pelose. Le femmine possono raggiungere una lunghezza di 18 mm. Vivono prevalentemente in luoghi bui e in campagna, ma anche nelle abitazioni. Non è un animale aggressivo e il suo veleno non è letale, ma il morso provoca necrosi e indurimento nella zona colpita: è necessario intervenire chirurgicamente.

4/4 – Pesci

Concludiamo con quattro specie ittiche.

Il Pesce palla (Lagocephalus sceleratus) non è orginario dei mari italiani, tuttavia la sua presenza sta aumentando per via del riscaldamento globale; accede al mar Mediterraneo mediante il canale di Suez. Il pesce palla è pericoloso per l’uomo solo nel momento in cui viene consumato: esso produce una neurotossina, detta tetrodotossina, che è estremamente potente e conduce a morte quasi certa in caso di ingestione. La tetrodotossina provoca sintomi che vanno dalla nausea alla paralisi; quest’ultima, conduce all’asfissia, che è la causa di morte. Per questo motivo, è vietato commercializzare carni di pesce palla in Italia: non esiste alcun metodo per inattivare la tossina. In Oriente, i cuochi sono specializzati nella rimozione delle parti che contengono la neurotossina.

La Tracina Drago (Trachinus drago) è un pesce che solitamente vive nascosto sotto il fondale marino. È quindi difficile da scorgere, motivo per il quale può succedere di calpestarla inavvertitamente e venir punti dalle sue spine. La tracina, infatti, presenta una fila di spine sul dorso: in condizioni normali le tiene appiattite, ma in caso di pericolo esse si drizzano e, se perforano la pelle di un malcapitato, rilasciano del veleno. In realtà, queste spine velenose vengono anche utilizzate per predare. La puntura di tracina raramente si rivela mortale, sebbene piuttosto dolorosa: in alcuni casi, però, provoca cancrena nella zona colpita. Se si viene punti da una tracina, è bene immergere la zona colpita nell’acqua calda, per inattivare la tossina velenosa, ma in ogni caso bisogna subito recarsi al pronto soccorso.

Lo Scorfano rosso (Scorpaena scrofa) è un pesce di fondale con una colorazione piuttosto bella a vedersi: varia dal rosso all’arancio, con alcune piccole macchie bianche e arancione scuro sparse sul corpo. Può raggiungere i 3 kg di peso e, sulle pinne, presenta delle spine velenose, similmente alla tracina. Presenta delle spine anche sul resto del corpo, ma queste non sono velenose: possono tuttavia essere causa di serie abrasioni. Fortunatamente, è una specie non aggressiva ed è principalmente notturna. Come prima, se si ha la sfortuna di essere punti da questo pesce, aiuta molto immergere la zona colpita nell’acqua calda.

Il decimo animale pericoloso è il Pesce prete (Uranoscipus scaber), detto anche pesce lanterna. È facilmente riconoscibile in quanto occhi e bocca sono rivolti verso l’alto. È detto pesce lanterna grazie alla sua tecnica di caccia: attira le prede grazie ad un filamento che fuoriesce dalla bocca, che permette di avvicinarle a sufficienza e di acchiapparle. Il pesce prete è dotato di una bocca grande, munita di denti molto appuntiti, ma quello che deve preoccuparci sono le spine velenose, che si trovano dietro le branchie. Non solo: il pesce lanterna può colpire anche grazie ad una scarica elettrica, sebbene non molto potente. Anche questo vive nei fondali sabbiosi e da’ luogo a punture molto dolorose, alle quali si può porre rimedio cominciando a immergere la parte lesa in acqua calda.

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